Come noto, il 25 Novembre è stata istituita in Italia la giornata contro la violenza di genere, una ricorrenza che vuole marcare con forza questa grave piaga sociale, sensibilizzando le grandi masse e cercando di dar voce ad una categoria tanto bistrattata ed emarginata come quella delle lavoratrici del sesso. Proprio in concomitanza con tale ricorrenza è partito lo scorso Novembre il tour dello spettacolo teatrale Nemmeno con un fiore, diretto da Emanuela Frisoni in collaborazione con Giampiero Pizzol e Rosa Morelli.
Sul palcoscenico ci sono le tre attrici Giorgia Guerra, Patrizia Bollini, e Barbara Abbondanza, che inscenano la storia di una prostituta da marciapiede sfruttata e costretta a battere per strada sulla via Emilia, storia peraltro vera che testimonia quanto crudele possa essere il mercato del sesso. Il tour di Nemmeno con un fiore è partito dal Teatro degli Atti di Rimini, per poi far tappa a Faenza, Ravenna, Cuneo, e proseguire ancora in Piemonte e regioni limitrofe.
Uno spettacolo che mira a dissuadere i clienti
In un’intervista rilasciata ai microfoni di una radio locale, l’autrice e regista di Nemmeno con un fiore Emanuela Frisoni, ha detto di aver preso spunto dalla storia vera di una ragazza sfruttata e costretta a prostituirsi in strada per mettere a nudo tutte le sfaccettature della vita quotidiana di chi, direttamente o indirettamente, costituisce parte integrante del mondo della prostituzione, studiarne la vita quotidiana, e comprenderne tutti gli aspetti.
Diciamo pure che l’obiettivo principale è quello di sensibilizzare lo spettatore su quanto possa essere fragile ed indifesa una ragazza giovane che si trova a fare la prostituta in condizioni spesso disumane, maltrattata e sfruttata solo perché magari ha la colpa di avere un disperato bisogno di guadagnarsi da vivere, o forse perché ha anche un bambino da crescere con tutte le problematiche che ne conseguono. ‘Dietro l’immagine di un corpo femminile in vendita si cela spesso una storia di solitudine, carenza d’affetto, una storia che potrebbe riguardare ognuno di noi, nessuno escluso’, dice Emanuela Frisoni, e come si fa a darle torto?
Il cybercrimine è in costante aumento
E’ indubbio che l’avvento di internet aveva già da tempo aperto le porte ad una esponenziale crescita del mercato del sesso, e se poi a ciò aggiungiamo anche il particolare momento che stiamo vivendo oggi a causa della pandemia per Covid, con tanto di relativi lockdown ed isolamenti voluti dal governo per arginare un fenomeno molto probabilmente nato in laboratorio artificialmente, ecco che anche le organizzazioni criminali si sono prodigate per ristrutturarsi ed ampliare il loro giro d’affari nel sempre fervido mercato del sesso.
Si comincia con una intensa attività di adescamento online, cosa ben visibile a chiunque semplicemente navigando in internet, poi si passa ai servizi sessuali in videochat, venduti da ragazze e donne mature rinchiuse in una stanza e costrette a fare spettacoli porno davanti ad una videocamera, dividendo poi i guadagni con i loro aguzzini. Molte di loro sono giovanissime e provengono soprattutto da paesi dell’Est come Romania, Slovacchia, Ucraina, Kazakistan, Moldavia; viene promesso loro un lavoro come cameriera, impiegata di un’impresa di pulizie, badante o baby sitter, ma poi si ritrovano in molti casi costrette a prostituirsi per guadagnarsi da vivere.
Prostituzione e sfruttamento, due problemi sociali ancora oggi irrisolti
Riflettendo un po’, ci diamo conto che quello della prostituzione è sempre stato un tema caldissimo da che mondo è mondo; si sono susseguite culture, società, popolazioni, governi, ma questo è sempre stato un problema irrisolto sin dai tempi della storia antica. Non si è mai riuscito a stabilire dove finisce la libertà di una donna di poter ‘affittare il suo corpo’ liberamente in cambio di denaro, e dove inizia il divieto assoluto di prostituirsi perché la legge lo impone. Furono istituite le case d’appuntamento, ma poi furono chiuse, e le prostitute messe al bando, così come i clienti che le contrattavano.
Nella società odierna il fenomeno ha cambiato solo la forma, sono cambiate le terminologie ed i metodi usati ma esiste eccome, ed è ancor più vivo di prima, anzi è cresciuto a dismisura. Le prostitute o meretrici di un tempo oggi si chiamano accompagnatrici professionali escort o ragazze immagine, ma sono poche quelle che riescono a non cadere nella rete della criminalità organizzata, ecco perché molti credono se si regolarizzasse la loro posizione in qualche modo forse la situazione migliorerebbe un po’.